Lunedì, 06 Febbraio 2017 08:51

EMDR: COSA MI PORTO A CASA

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Negli ultimi tre giorni sono tornata a scuola: ho finalmente concluso la mia formazione sul metodo EMDR.

Avevo frequentato la prima parte della formazione ormai due anni fa; il primo modulo abilita - se si è già psicoterapeuti - all'applicazione della tecnica con i propri pazienti, ma specialmente nell'ultimo periodo sentivo il bisogno di "chiudere il cerchio", approfondire alcune tematiche e chiarirmi qualche dubbio. Sono contenta, però, di aver aspettato: dentro di me sapevo che solo lasciando decantare quanto appreso nella prima parte mi sarebbe stato possibile fruire al meglio della seconda. Inoltre, mi accorgo solo ora riflettendoci, forse ho finalmente deciso di sganciarmi dall'approccio del giovane psicologo italiano nei confronti della formazione: formazione continua si, preziosa e doverosa nei confronti dei pazienti, "affanno formativo", con il timore che le proprie competenze non siano mai abbastanza se confrontate con quelle dei colleghi, in un'eterna gara a chi "accumula più titoli", anche no, grazie.

Come spesso faccio con i miei pazienti, al termine di un'esperienza significativa mi piace domandarmi "che cosa mi porto a casa". I vantaggi della tecnica EMDR sono ormai ampiamente dimostrati in una grande varietà di situazioni e citati in innumerevoli siti Internet, brevemente anche in una pagina di questo. Ma io, come terapeuta e persona, in che modo mi sono arricchita? Come ripetuto più volte oggi nel corso di un'esercitazione, "cosa mi risuona di più"?