Giulia Cordaro

Lunedì, 13 Febbraio 2017 22:50

DI AUTISMO ED ETICHETTE

2016.02.13 foto blog 2

Lo scorso sabato sono stata a Firenze a tenere una lezione rivolta a operatori di gruppi di persone con disabilità. Mi è stato chiesto di parlare di autismo: uno degli argomenti che più mi interessa e degli ambiti in cui più mi appassiona lavorare, per il semplice motivo che non se ne sa nulla.

Nulla? E’ una provocazione, in realtà se ne sa molto, le conoscenze a riguardo crescono di anno in anno, ma di certo ancora non esiste una risposta univoca sulle cause. E’ ormai accertata l’ipotesi multifattoriale, secondo la quale i fattori eziologici sono molteplici e differenti, ma pare che tali fattori non si intersechino mai allo stesso modo per diversi bambini. Si sa inoltre che l’autismo è un disturbo neurobiologico, il che ha dato sollievo a generazioni di “mamme frigorifero” che in passato si sono sentite incolpate per le difficoltà dei loro bambini, ma nessuno può negare quanto l’incontro di tali fattori con quelli ambientali abbia un peso determinante. E che tra i fattori ambientali sia doveroso includere non solo, per fare un esempio, l’esposizione delle mamme ad agenti teratogeni durante la gravidanza, ma anche e soprattutto le caratteristiche del contesto in cui il bambino è immerso, la qualità delle relazioni con le figure di riferimento nei primissimi anni, e in generale le esperienze di vita. Insomma, sull’argomento ferve il dibattito e ci sono ancora molti dubbi, il che contribuisce a renderlo ai miei occhi (e agli occhi di migliaia di studiosi e operatori coinvolti a diversi livelli) così interessante.

Una delle tematiche su cui più si è dibattuto e si sta dibattendo è quella dei criteri diagnostici. L’ultima versione del DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali pubblicato dall’American Psychiatric Association, detto comunemente “La Bibbia degli psichiatri”, ha infatti notevolmente modificato la categoria diagnostica dell’autismo. Spesso, nel mio ambiente, si tende a denigrare il DSM definendolo un “insieme di etichette”: di fatto lo è, in quanto elenco di sintomi per ciascuna patologia, con la necessità che se ne riscontri un certo numero per ciascuna persona al fine di poter porre la diagnosi. Non ci sono cenni sulle cause dei vari disturbi, né tanto meno sui trattamenti da attuare. Eppure questo “insieme di etichette” ha un’importanza fondamentale per la vita delle persone, in quanto, stabilendo se fare o meno diagnosi, ne influenza l’accesso ai servizi, la presenza di insegnanti di sostegno, la possibilità per i genitori o i caregiver delle persone anziane di ottenere le agevolazioni date dalla legge 104, e tante altre cose. Per questo, un clinico non può permettersi di non essere ferrato sull’argomento.

Cosa è cambiato nel DSM-V riguardo all’autismo?

Martedì, 09 Giugno 2015 02:18

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    Ultima revisione 9 giugno 2015

Mercoledì, 18 Febbraio 2015 15:30

EMDR

emdr1L'Eye Movement Desensitization and Reprocessing (E.M.D.R.) è un trattamento psicoterapeutico che facilita la risoluzione del disagio emotivo e dei sintomi associati ad esperienze di vita traumatiche o particolarmente stressanti.

Questo modello si basa sul modello dell'Elaborazione Adattiva dell'Informazione (AIP), secondo il quale tutti gli esseri umani possiedono un sistema fisiologico di elaborazione dell'informazione, che consente a ciascuno di elaborare i ricordi legati alle molteplici esperienze immagazzinandoli in una forma accessibile e funzionale. Può accadere, tuttavia, che determinate esperienze ad elevato impatto emotivo possano essere memorizzate come ricordi in modo disfunzionale, e per questo rimangano "bloccate" in un angolo della nostra mente insieme con pensieri distorti o percezioni sperimentate al momento dell'evento, continuando quindi a crearci difficoltà nella vita quotidiana.

Il trattamento con EMDR permette di elaborare in un contesto protetto (la seduta di psicoterapia) i ricordi disturbanti, integrando le esperienze traumatiche o stressanti a livello fisico e sensoriale e successivamente elaborandole a livello cognitivo. Tale elaborazione porta a una riduzione o all'eliminazione della sintomatologia.

L'efficacia dell'EMDR è dimostrata in letteratura per tutti i tipi di trauma, sia per il Disturbo Post Traumatico da Stress sia per i traumi di lieve entità, legati ad esempio a difficoltà relazionali nella prima infanzia o a patologie psichiche delle figure di attaccamento, che malgrado il nome possono causare nella persona che li ha vissuti un disagio psichico importante, spesso cronico. Le applicazioni cliniche dell'EMDR sono state inoltre largamente studiate con diversi disturbi, quali fobie, disturbi di panico, disturbo d'ansia generalizzato, problemi comportamentali e di autostima, lutti complessi, disfunzioni sessuali, disturbi alimentari. Tutti gli studi sull'argomento, condotti su vasti gruppi di pazienti, dimostrano l'efficacia del metodo nella risoluzione della sintomatologia.

Il trattamento EMDR è indicato come il più efficace tra i vari trattamenti possibili in diverse linee guida per il Disturbo Post Traumatico da Stress, la depressione e l'ansia (American Psychological Association, International Society for Traumatic Stress Studies, Veterans Health Affairs e Ministero della Difesa USA, American Psychiatric Association, National Institute for Clinical Excellence - UK). Per questo motivo l'EMDR è applicato ormai regolarmente all'interno dell'esercito, delle forze dell'ordine, con gli operatori dell'emergenza (medici di pronto soccorso, volontari della Protezione Civile, della Croce Rossa...) e in generale con tutti coloro che per lavoro sono esposti regolarmente a situazioni ad alto rischio di vita o di incolumità fisica.

Per applicare il metodo EMDR è necessario essere psicoterapeuti e aver frequentato un corso teorico-pratico riconosciuto dall'Associazione EMDR Italia.

Lunedì, 06 Febbraio 2017 08:51

EMDR: COSA MI PORTO A CASA

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Negli ultimi tre giorni sono tornata a scuola: ho finalmente concluso la mia formazione sul metodo EMDR.

Avevo frequentato la prima parte della formazione ormai due anni fa; il primo modulo abilita - se si è già psicoterapeuti - all'applicazione della tecnica con i propri pazienti, ma specialmente nell'ultimo periodo sentivo il bisogno di "chiudere il cerchio", approfondire alcune tematiche e chiarirmi qualche dubbio. Sono contenta, però, di aver aspettato: dentro di me sapevo che solo lasciando decantare quanto appreso nella prima parte mi sarebbe stato possibile fruire al meglio della seconda. Inoltre, mi accorgo solo ora riflettendoci, forse ho finalmente deciso di sganciarmi dall'approccio del giovane psicologo italiano nei confronti della formazione: formazione continua si, preziosa e doverosa nei confronti dei pazienti, "affanno formativo", con il timore che le proprie competenze non siano mai abbastanza se confrontate con quelle dei colleghi, in un'eterna gara a chi "accumula più titoli", anche no, grazie.

Come spesso faccio con i miei pazienti, al termine di un'esperienza significativa mi piace domandarmi "che cosa mi porto a casa". I vantaggi della tecnica EMDR sono ormai ampiamente dimostrati in una grande varietà di situazioni e citati in innumerevoli siti Internet, brevemente anche in una pagina di questo. Ma io, come terapeuta e persona, in che modo mi sono arricchita? Come ripetuto più volte oggi nel corso di un'esercitazione, "cosa mi risuona di più"?

Mercoledì, 12 Novembre 2014 08:51

SPUNTI DI LETTURA

FONDAMENTI TEORICI

Semerari, A. (2000). Storia, teorie e tecniche della psicoterapia cognitiva. Editori Laterza.

Ellis, A. (1962). Ragione ed emozione in psicoterapia. Astrolabio, 1989.

Kelly, G.A. (1955). La psicologia dei costrutti personali. Raffaello Cortina Editore, 2004.

Holmes, J. (1993). La teoria dell’attaccamento. John Bowlby e la sua scuola. Raffaello Cortina Editore, 1994.

Lorenzini, R., Sassaroli S. (2000). La mente prigioniera. Strategie di terapia cognitiva. Raffaello Cortina Editore.

Ruggiero, G.M., Sassaroli, S. (2013). Il colloquio in psicoterapia cognitiva. Raffaello Cortina Editore.

Sassaroli, S., Lorenzini, R., Ruggiero, G.M. (a cura di) (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Raffaello Cortina Editore.

Rainone A., Mancini, F. (a cura di) (2004). Gli approcci cognitivi alla depressione. FrancoAngeli.

Sassaroli S., Ruggiero, G.M. (a cura di) (2000). I disturbi alimentari. Editori Laterza.

Dimaggio, G., Semerari, A. (a cura di) (2003). I Disturbi di Personalità. Modelli e trattamento. Editori Laterza.

Lorenzini, R., Sassaroli, S. (1995). Attaccamento, conoscenza e disturbi di personalità. Raffaello Cortina Editore.

Linehan, M.M. (1993). Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline. Raffaello Cortina Editore, 2011.

Liotti, G., Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici. Raffaello Cortina Editore.

Young, J.E., Klosko, J.S., Weishaar, M.E. (2003). Schema therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi della personalità. Edizione italiana a cura di A. Carrozza, N. Marsigli e G. Melli. Eclipsi, 2007.

Isola, L., Mancini, F. (a cura di) (2003). Psicoterapia cognitiva dell’infanzia e dell’adolescenza. FrancoAngeli.

Lambruschi, F. (a cura di) (2004). Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva. Bollati Boringhieri.

spuntilettura

BIBLIOTERAPIA
Manuali di auto-aiuto, testi divulgativi e di piacevole lettura per saperne di più

Ellis, A. (1990). L’autoterapia razionale emotiva. Come pensare in modo psicologicamente efficace. Edizioni Erickson, 1993.

Greenberger, D., Padesky, C.A. (1995). Penso, dunque mi sento meglio. Esercizi cognitivi per problemi di ansia, depressione, colpa, vergogna e rabbia. Edizioni Erickson, 1998.

Lehay, R.L., (2006). Sette mosse per liberarsi dall’ansia. (Ed. it. a cura di G. Liotti e S. Sassaroli). Raffaello Cortina, 2007.

Morosino, P. et al. (2004). La depressione. Che cosa è e come superarla. Avverbi Edizioni.

Antony, M.M.,  Swinson, R.P. (1998). Nessuno è perfetto. Strategie per superare il perfezionismo. (Ed. it. a cura di N. Marsigli e G. Melli). Firenze: Eclipsi, 2008.

Frike, S., Hand, I. (2007). Avrò chiuso la porta di casa? Affrontare le proprie ossessioni. Trento: Edizioni Erickson.

Verità, R (2009). Con la testa fra le favole. Favole e attività per pensare serenamente. Trento: Edizioni Erickson.

 

Mercoledì, 12 Novembre 2014 08:51

SITI AMICI

SpringField IStock rid www.sitcc.it
Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva

www.opl.it
Ordine degli Psicologi della Lombardia

www.studicognitivi.net
Studi Cognitivi, scuola di specializzazione in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-comportamentale

www.emdr.it
Associazione EMDR per l'Italia

dsa.studicognitivi.net
DSA Studi Cognitivi, servizio di diagnosi, sostegno e riabilitazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento

www.esagramma.net
Esagramma, Centro di formazione e terapia, musica e nuove tecnologie per il disagio psichico e mentale

disabilita.polimi.it
MultiChancePoliTeam, servizio per studenti con disabilità del Politecnico di Milano

www.centropsicoterapiacognitiva.it
Centro di Psicoterapia Cognitiva del Dott. Dario De Gennaro e della Dott.ssa Gabriela Popp, Milano

www.carloclerici.com
Dott. Carlo Alfredo Clerici, medico e psicologo clinico

http://psicologi-psicoterapeuti.it/blu/listing.php?id=1154
Pagine Blu degli Psicologi Psicoterapeuti - Scheda personale

http://www.elencopsicologi.it/nominativo.asp?cod=6887
Elenco Psicologi - Scheda personale

www.psycommunity.it
La comunità open degli psicologi online

Mercoledì, 12 Novembre 2014 08:46

DOVE

La Dott.ssa Cordaro riceve in viale Abruzzi, 37 a Milano.

MM1 Lima o MM2 Loreto
Bus linea 60 - 81 - 92
Tram linea 5 - 23 - 33

 


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                  studio2  

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Per informazioni e per fissare un primo colloquio conoscitivo:

cellulare: 349/8376594

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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Mercoledì, 12 Novembre 2014 07:54

Per chi

PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

In età adulta:

  • - Disturbi depressivi
  • - Disturbi d’ansia
  • - Disturbo di panico
  • - Fobie
  • - Disturbo Post-traumatico da Stress e disturbi legati a traumi
  • - Disturbi alimentari
  • - Problemi di coppia

In età evolutiva:

  • - Fobia scolastica
  • - Disturbo d’ansia da separazione
  • - Enuresi ed encopresi
  • - Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)
  • - Disturbi comportamentali
  • - Disturbi dell’apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia)

Per tutte le età:

  • - Disabilità
  • - Sofferenza psichica legata alla malattia organica

SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ E PARENT TRAINING

  • - Problemi comportamentali di varia natura
  • - Problemi di sonno e alimentazione infantili
  • - Disturbo oppositivo-provocatorio
  • - Disturbo della condotta
  • - ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività)
  • - Disabilità, autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo

SOSTEGNO PSICOLOGICO E COUNSELING

  • - Problemi o perdita di lavoro
  • - Crisi economica
  • - Lutti
  • - Separazioni e divorzi
  • - Gravidanza e post-partum

     

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Mercoledì, 12 Novembre 2014 07:54

Servizi offerti

PSICOTERAPIA PER ADULTI

servizi1Nel corso del primo colloquio il terapeuta analizza insieme al paziente il problema che lo ha spinto a recarsi in terapia e tra i due si stabilisce un primo contatto interpersonale.

Gli incontri successivi sono finalizzati alla conoscenza del sistema di scopi e credenze del paziente, all’interno del quale si vanno a inserire le sue difficoltà. A tal fine, oltre al colloquio clinico, il terapeuta si avvale spesso dell’utilizzo di test psicodiagnostici. Al paziente viene inoltre chiesto di monitorare il proprio problema anche fuori dalle sedute, svolgendo degli homeworks, “compiti a casa” che sono fondamentali in quanto consentono al paziente di individuare in prima persona gli stimoli che influenzano il proprio disagio, aumentando la sua consapevolezza.

Grande importanza viene inoltre data alle relazioni del paziente, che spesso hanno un ruolo importante nella creazione e nel mantenimento del disturbo: per questo risulta centrale la raccolta della storia di attaccamento.

Una volta inquadrato il problema e stabilita una proficua relazione tra paziente e terapeuta, è compito di quest’ultimo individuare delle alternative valide agli schemi cognitivi abitualmente adottati dal paziente: tali alternative, unitamente a tecniche specifiche, vanno a costituire il progetto terapeutico.

Il terapeuta discute il progetto con il paziente, il quale ne deve condividere il senso e gli obiettivi prima di metterlo in atto. Questa condivisione risulta fondamentale per rispettare alcune delle caratteristiche centrali della psicoterapia cognitiva, in particolare il ruolo attivo del paziente e il clima collaborativo tipico delle sedute. Tutto ciò contribuisce alla costruzione di una buona alleanza terapeutica, che consentirà di mantenere elevata la motivazione del paziente al trattamento.

Una volta raggiunto l’accordo sugli scopi della terapia, viene proposto al paziente un contratto terapeutico riguardante diversi aspetti del percorso (frequenza delle sedute, costi…) e contenente le ipotesi del terapeuta, le sue valutazioni relative ai problemi riportati e le sue interpretazioni degli eventi.

Ha allora inizio la terapia vera e propria, con sedute generalmente a cadenza settimanale, il cui andamento e i cui obiettivi verranno periodicamente ridiscussi con il paziente alla luce dei cambiamenti ottenuti.

Una volta che la fine del percorso si avvicina le sedute possono diradarsi nel tempo, fino a giungere alla loro conclusione, seguita da incontri periodici di follow-up nei quali verrà valutato il mantenimento dei risultati nel tempo.

 

PSICOTERAPIA PER BAMBINI E ADOLESCENTI

servizi2Nel caso il destinatario dell’intervento sia un bambino, il primo colloquio verrà svolto con i genitori, i quali racconteranno il problema che li ha spinti a consultare uno specialista.

Successivamente, il terapeuta incontrerà il bambino da solo o accompagnato da un genitore se molto piccolo o in difficoltà all’idea di separarsi. Anche con i piccoli pazienti, oltre al colloquio clinico, riveste grande importanza la valutazione psicodiagnostica: tuttavia, essa si svolge in modo diverso rispetto a quella condotta con i pazienti adulti. Durante i primi incontri, infatti, al bambino vengono proposti giochi e materiali consoni alla sua età, in grado di mantenere elevato il suo interesse e di non “spaventarlo”, mediante i quali è possibile tuttavia inquadrare le caratteristiche del disturbo proprio come accade con gli adulti. È il caso del disegno, attività che consente di accedere al sistema di scopi e credenze del bambino superando l’ostacolo della difficile verbalizzazione.

Terminata la fase di assessment, il terapeuta incontra nuovamente i genitori per un incontro di restituzione, nel quale viene esposto quanto emerso dai test effettuati, quanto osservato durante il gioco o mediante il disegno, nonché le teorie e le interpretazioni del terapeuta riguardo alle difficoltà del bambino.

Nell’ambito di tale incontro viene proposto ai genitori, se necessario, il contratto terapeutico contenente caratteristiche e finalità dell’intervento.

Nella psicoterapia dell’età evolutiva l’attenzione al contesto famigliare e, più in generale, al sistema di relazioni del bambino (scuola, altre figure di rilievo…) è ovviamente centrale. Durante la terapia con il piccolo paziente, dunque, i genitori vengono periodicamente incontrati per discutere dell’andamento del percorso, dei comportamenti e dei cambiamenti che essi notano nel proprio figlio. In qualche caso, invece, è più utile intervenire sul problema manifestato dal bambino lavorando direttamente con i genitori.

Ad ogni modo, viene sempre data grande attenzione allo stile di attaccamento del bambino. Per attaccamento si intende quel sistema comportamentale che spinge il bambino a ricercare e mantenere la vicinanza fisica con una figura di riferimento al fine di ottenere protezione in situazioni di pericolo. La qualità della relazione del bambino con i suoi caregivers influisce sullo sviluppo di diversi stili di attaccamento, ciascuno dei quali è caratterizzato da un diverso modo servizi3di valutare sé stessi, relazionarsi con gli altri e comportarsi in situazioni nuove. Ne deriva che lo stile di ciascun bambino ha un impatto fondamentale sul suo modo di porsi in terapia, e il terapeuta dovrà modulare i propri interventi e costruire la relazione con il piccolo paziente di conseguenza.

La terapia con l’adolescente, invece, non si differenzia di molto da quella dell’adulto per quanto riguarda le modalità di raccolta delle informazioni (domande del terapeuta, test psicodiagnostici proposti), i tempi e le modalità degli incontri.

La famiglia continua chiaramente a rivestire un ruolo centrale nello sviluppo e nel mantenimento del sistema di scopi e credenze del ragazzo: per questo, di solito, i genitori vengono convocati per colloqui periodici. Allo stesso tempo, tuttavia, risulta fondamentale rispettare il desiderio di autonomia tipico dell’età e il bisogno fisiologico di allontanamento dalle figure genitoriali e di avvicinamento ai coetanei. Per questo, in età adolescenziale il primo colloquio viene svolto direttamente con il paziente, il quale stabilisce successivamente con quali modalità coinvolgere i genitori e cosa comunicare loro di quanto emerso durante il percorso.

 

SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA' E PARENT TRAINING

servizi4Essere genitori è un compito meraviglioso, ma estremamente delicato e complesso. In determinate fasi di crescita dei figli, o quando essi manifestano un particolare tipo di disagio, non è raro trovarsi impreparati di fronte alle difficoltà che insorgono. Le modalità con le quali bambini e adolescenti esprimono il proprio malessere, in certi casi, possono infatti mettere a dura prova la pazienza dei genitori, al punto da influenzare negativamente il clima famigliare. Nei genitori possono sorgere sensi di colpa e di impotenza, che contribuiscono ad aumentare il loro disagio e di conseguenza quello del figlio, in un continuo circolo vizioso. Anche la scarsa o cattiva informazione riguardo alle pratiche educative da adottare può andare ad alimentare questo circolo.

Per questo negli ultimi anni si sono sempre più diffusi interventi focalizzati sui genitori, volti a riflettere sulle loro modalità educative e relazionali e se necessario a modificarne alcuni aspetti.

Il tipo di intervento più indicato varia a seconda del tipo di difficoltà manifestata dal bambino o adolescente, e delle conseguenti reazioni dei genitori. Si può optare per un ciclo di colloqui con la coppia genitoriale, utili in caso di problematiche frequenti quali difficoltà scolastiche, litigi tra fratelli, problemi di aggressività nei confronti dei coetanei, frequenti capricci o comportamenti rabbiosi e ostili rivolti agli adulti, problemi di alimentazione o sonno dei più piccini.

Molto diffusi sono inoltre gli incontri di Parent training (letteralmente “formazione ai genitori”), svolti in gruppo ed efficaci in caso di disturbi comportamentali quali il disturbo oppositivo-provocatorio, il disturbo della condotta e l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività). Percorsi di questo tipo vengono applicati da alcuni anni con successo anche con genitori di bambini e ragazzi con disabilità, ad esempio autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo. Il gruppo rappresenta un momento unico di condivisione e confronto su problematiche comuni, oltre a favorire la costruzione di una rete di supporto tra famiglie che vivono le stesse difficoltà.

Sia gli interventi di coppia, che quelli di gruppo hanno in comune alcune finalità:

- aumentare la conoscenza del genitore sullo sviluppo psicologico e sulla natura delle difficoltà presentate dal figlio;

- insegnare metodi educativi adatti alle specifiche situazioni e basati sull’osservazione sistematica del comportamento;

- migliorare la qualità della relazione e della comunicazione tra genitori e figli.

Negli ultimi anni, inoltre, l’attenzione si è ampliata sempre più ai bisogni dell’intero nucleo famigliare, focalizzandosi sulla valorizzazione di quei fattori protettivi indispensabili per il benessere psicofisico di tutti i suoi componenti.

È fondamentale, infine, in certi casi il coinvolgimento di insegnanti e altre figure educative, che seppur esterni al nucleo famigliare costituiscono importanti punti di riferimento per bambini e adolescenti.

 

SOSTEGNO PSICOLOGICO E COUNSELING

“Le persone che per qualche motivo sono angosciate a volte preferiscono un problema che è loro familiare piuttosto di una soluzione che non lo è per nulla”.
(Neil Postman)

servizi5Capita a tutti di attraversare momenti di difficoltà legati a fasi particolari della vita, momenti in cui risulta difficile prendere una decisione, una situazione nuova risulta più complessa del previsto da gestire, le nostre relazioni non sono percepite come soddisfacenti o un evento imprevisto fa vacillare il nostro inquilibrio interiore.

Si tratta di passaggi assolutamente normali, che tuttavia non sempre risulta semplice affrontare da soli.

Il sostegno di uno specialista può costituire in questi casi un valido aiuto, aiutando a decentrarsi momentaneamente dal problema osservando la situazione dall'esterno, analizzando insieme le possibili alternative, soppesando pro e contro, ragionando sulle conseguenze in un clima di alleanza e collaborazione.

Questo tipo di intervento si differenzia dalla psicoterapia per la durata: si tratta infatti di un percorso più breve.

Alcuni esempi di situazioni in cui un intervento di counseling può essere utile sono problemi o perdita di lavoro, difficoltà nell'elaborare un lutto, fasi particolari della vita quali separazioni e divorzi, cambiamenti legati alla gravidanza o alla nascita di un figlio, orientamento nella scelta di un percorso scolastico o lavorativo.

Mercoledì, 12 Novembre 2014 07:54

Psicoterapia cognitivo-comportamentale

cosa1La distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità, non era il mondo, non erano le case in fiamme, ero io con il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l’ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto, il pensiero? Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalle felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato.”

(J. Safran Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”)

 

Oskar, il bambino protagonista del libro, imputa la propria infelicità al semplice fatto di pensare. Fortunatamente le cose non stanno così. Il pensiero è l’attività che più ci caratterizza in quanto esseri umani, e sarebbe impossibile prescindere da esso.

 

Tutti noi pensiamo continuamente, spesso senza esserne completamente consapevoli, al punto che per ricostruire il contenuto di certi nostri pensieri serve uno sforzo di attenzione. Esistono infatti dei pensieri, chiamati automatici, che si presentano come dei “flash” alla nostra mente sotto forma di brevi frasi o immagini. Tali pensieri sono influenzati da convinzioni più profonde e influenzano il nostro modo di vedere noi stessi, di interpretare le nostre relazioni con il prossimo e di valutare il mondo più in generale.

 

Nei pensieri automatici esistono delle tematiche caratteristiche della persona che li produce, che influenzano il modo in cui ciascuno di noi interpreta gli eventi. A volte i nostri pensieri diventano rigidi al punto che pare impossibile metterli in discussione. Ci viene allora spontaneo interpretare tutto ciò che ci accade nello stesso modo, e questo ci fa soffrire. Analizzati oggettivamente, inoltre, questi pensieri risultano distorcere la realtà. Si parla allora di pensieri disfunzionalie di convinzioni irrazionali.

Diversi tipi di difficoltà psicologiche (ansia, depressione, disturbi alimentari…) sono caratterizzati da tipologie di pensieri disfunzionali e convinzioni irrazionali caratteristiche.

 

Dunque a causare sofferenza non è il semplice atto del pensare ma, a volte, il “come si pensa”.

Il nostro stile di pensiero è fortemente caratterizzato da quelli che sono i nostri scopi nella vita e a come consideriamo tali scopi (es. “Devo essere amato da tutti e se ciò non accade è molto grave”).

 

La psicoterapia cognitiva è basata sull'idea che i pensieri, dunque le interpretazioni che diamo alle situazioni, influenzino strettamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Scopo della terapia è proprio fare luce su questi pensieri e, quando essi causano sofferenza, metterli in discussione. Nel fare ciò il punto di partenza sono le situazioni di vita quotidiana riferite dal paziente, quelle situazioni che più facilmente stimolano pensieri caratteristici e suscitano le relative emozioni.

 

Ne deriva che si tratta di una forma di psicoterapia dove il paziente ha un ruolo molto attivo, essendo lui il massimo esperto della propria vita, delle proprie emozioni e del proprio modo di pensare. Il terapeuta, esperto di processi di pensiero, emozioni e comportamenti, riveste il ruolo di “guida” in un processo che è il paziente a svolgere in prima persona.

 

Tale processo avviene avvalendosi di numerose tecniche comportamentali che caratterizzano la terapia, che vengono proposte al paziente e discusse insieme a lui a seconda delle necessità. Un esempio sono le tecniche di rilassamento, molto usate per i disturbi d’ansia. Si tratta di procedure volte a ridurre il più possibile la sofferenza legata al sintomo che il paziente cita come causa del proprio disagio (es. gli attacchi di panico).

 

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è infatti nota per essere una terapia focale, volta cioè a eliminare in primo luogo il disturbo che la persona porta in seduta. Ciò non significa, tuttavia, che tutti gli altri fattori che in passato e oggi possono avere contribuito a creare e mantenere il disturbo non vengano considerati. Al contrario, essi verranno analizzati attentamente e se necessario trattati nel corso della terapia. Un esempio di questi fattori è lo stile di attaccamento, un ambito largamente considerato e studiato dai terapeuti di area cognitivista: esso è definibile come l’insieme delle modalità attraverso le quali ciascuno di noi impara a relazionarsi con le figure significative (genitori o altre figure di riferimento) durante l’infanzia, e che influenzano successivamente le relazioni interpersonali più importanti in età adulta. Grande attenzione viene inoltre rivolta alle difficoltà metacognitive di alcuni pazienti, ossia a quelle problematiche che rendono difficile riconoscere e attribuire stati mentali (emozioni, desideri, bisogni, pensieri...) a se stessi e agli altri. Queste difficoltà interferiscono con la capacità di riflettere su intenzioni e comportamenti propri e altrui e di utilizzare tali riflessioni per padroneggiare la propria sofferenza, gestire le proprie relazioni, soddisfare i propri obiettivi.

 

L’insieme delle caratteristiche sopracitate rende la psicoterapia cognitivo-comportamentale la forma di terapia più efficace per la maggior parte dei disturbi psichici, sebbene sia importante specificare che non esiste una forma di trattamento universalmente valida per tutti i pazienti, e che oltre al tipo di tecnica utilizzata numerosi altri fattori influenzano largamente l’esito del percorso. Ad ogni modo, numerosissimi studi scientifici dimostrano l’effetto positivo di questo tipo di terapia su diverse situazioni di sofferenza.

 

 

 

AMBITI DI INTERVENTO

 

Età adulta:

 

- Disturbi depressivi

- Disturbi d’ansia e di panico

- Disturbi alimentari

- Disturbi di personalità

 

Età evolutiva:

 

- Disturbi d’ansia, fobia scolastica, disturbo d’ansia da separazione

- Enuresi ed encopresi

- Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD)

- Disturbi comportamentali

- Disturbi dell’apprendimento (dislessia, disortografia, discalculia)

- Ritardo mentale, disturbi generalizzati dello sviluppo, altri tipi di disabilità

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